Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. (1 Gv 3,18)
«Non ti allarmare fratello mio, dimmi, non sono forse tuo fratello? Perché non chiedi notizie di me? È davvero così bello vivere da soli, se dimentichi tuo fratello al momento del bisogno? Cerco vostre notizie e mi sento soffocare non riesco a fare neanche chiamate perse, chiedo aiuto, la vita con i suoi problemi provvisori mi pesa troppo. Ti prego fratello, prova a comprendermi, chiedo a te perché sei mio fratello, ti prego aiutami, perché non chiedi notizie di me, non sono forse tuo fratello? Nessuno mi aiuta, e neanche mi consola, si può essere provati dalla difficoltà, ma dimenticarsi del proprio fratello non fa onore, il tempo vola con i suoi rimpianti, io non ti odio, ma è sempre meglio avere un fratello. No, non dirmi che hai scelto la solitudine, se esisti e perché ci sei con le tue false promesse, mentre io ti cerco sempre, saresti stato così crudele se fossimo stati figli dello stesso sangue? Ora non ho nulla, perché in questa vita nulla ho trovato, se porto pazienza non significa che sono sazio perché chiunque avrà la sua ricompensa, io e te fratello ne usciremo vittoriosi affidandoci a Dio.»
Gli struggenti versi di Tesfalidet Tesfom, detto Segen.
Un ragazzo eritreo di appena 22 anni e 35 chili di peso.
Sbarcato nel porto di Pozzallo il 12 marzo 2018, a bordo della nave Proactiva della ong spagnola Open Arms, dopo aver trascorso 18 lunghi mesi nei centri di detenzione libici per migranti.
Segen pensava di avercela fatta, purtroppo è morto di tubercolosi e malnutrizione, all’ospedale Maggiore di Modica. Nelle sue tasche aveva due poesie manoscritte in lingua tigrina che raccontano la ferocia della detenzione.
La Caritas diocesana, sostiene e promuove, anche grazie al Servizio Civile Universale, l'Associazione temporanea di scopo (ATS) costituita tra Diocesi di Perugia-Città della Pieve e Soc. Coop. Unitatis Redintegratio che dal 2015 è attiva per garantire il servizio di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale. Lo spirito che caratterizza questo servizio si fonda su 4 parole chiave: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
Il “progetto accoglienza richiedenti protezione internazionale”, nel mese di ottobre 2019 si è arricchito di una importante nuova sede. L’intera casa di accoglienza di Solfagnano “S.Andrea “ è stata trasferita presso il Centro Mater Gratiae a Montemorcino con una capienza superiore alla precedente.
Presso lo stesso centro erano già attivi alcuni servizi legati al lavoro del progetto: la direzione, il servizio amministrativo ed operativo, la scuola di alfabetizzazione e insegnamento della lingua italiana, il servizio sociale. Le persone accolte hanno il modo di avere nella stessa sede tutti servizi necessari nella quotidianità.
Le unità abitative personali sono confortevoli e possono ospitare due o tre persone. Il Centro è sede per la Chiesa Perusina-Pievese di frequenti momenti di incontro di carattere pastorale e religioso ed è importante per coloro che sono accolti non vivere in strutture frequentate solo dagli operatori del progetto di accoglienza. La collocazione è importante per la vicinanza agli uffici della Questura e della Prefettura e del Tribunale, per tutte le necessità dettate dall’iter burocratico che comporta la richiesta di protezione internazionale.
Il Centro Mater Gratiae per la sua capienza e per i servizi in esso contenuto, è diventato la casa madre del progetto diocesano di accoglienza. Ad esso fanno riferimento le altre case legate al progetto che sono: “Oasi di Engaddì” in località Prugneto nei locali della Parrocchia, “Pozzo di Giacobbe” a Cenerente, e "Casa S. Agnese" in prossimità del Monastero di S.Agnese.
È il luogo da dove proviene lo sposo del Cantico dei Cantici, un'oasi di acqua dolce, ed il nome che padre Giulio Michelini ha scelto per la prima casa di accoglienza che sarebbe andata a fondare il "progetto richiedenti protezione internazionale" della Diocesi di Perugia-Città della Pieve
Non è la prima volta che la parrocchia di S. giovanni del Prugneto apre le sue porte: era già avvenuto anni prima, in occasione della "Emergenza Nord Africa". Con rinnovata generosità, la comunità ha nuovamente ha nuovamente offerto la sua disponibilità e dal primo Ottobre 2015 altri 23 ragazzi hanno trovato accoglienza nella medesima parrocchia.
La prima famiglia ospitata dal progetto della Diocesi è arrivata il giorno di S. Chiara, l'11 Agosto 2015, e dopo un periodo necessario ad allestire l'appartamento, è stata ospitata proprio dalle Clarisse di S. Agnese. Una vera provvidenza. I primi bambini di 5 e 6 anni sono stati i primi in accoglienza: dopo di loro, molti altri.
è rappresentato da due case situate nella località Cenerente di Perugia.
Fondato nel 1974 dal compianto Mons. Elio Bromuri, gestito dalla Cooperativa Unitatis Redintegratio, in questo progetto è inserito in ATS (Associazione temporanea di scopo) con la Diocesi di Perugia-Città della Pieve nella realizzazione dell'accoglienza dei migranti, e da sempre ha fornito un generoso aiuto.